Cronaca di Redazione , 25/05/2019 8:38

Capodogli morti per plastica nello stomaco

Capodoglio morto in Sicilia (ph: Corriere del Mezzogiorno)

Quattro capodogli morti in Sicilia in meno di una settimana, e in due degli animali spiaggiati è stata trovata plastica nello stomaco. Lo afferma Greenpeace che ha diffuso le immagini raccolte dai ricercatori del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione (Bca) dell'Università degli Studi di Padova durante le necroscopie degli ultimi due capodogli spiaggiati in Sicilia.

Nell'esemplare trovato morto su una spiaggia vicino Palermo, "sono stati ritrovati un pezzo di appendiabiti e un pezzo di plastica dura e molta plastica era stata trovata in un capodoglio spiaggiato durante lo scorso fine settimana nei pressi di Cefalù". In un altro esemplare trovato morto a Milazzo, non è stato invece trovato nulla mentre un quarto capodoglio morto - avvistato due giorni fa al largo di Favignana - parrebbe essere invece ancora in acqua, spiega la ong. "Gli spiaggiamenti di questi giorni sono una gravissima perdita per nostri mari, se si pensa che i capodogli sono una specie in pericolo di estinzione", dichiara Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia.

Secondo quanto analizzato dai ricercatori intervenuti per le necroscopie - il Cert, un team di esperti del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione (Bca) dell'Università degli Studi di Padova, il Centro di Referenza Nazionale per la Diagnostica sui Mammiferi Marini (Credima), l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Palermo e l'Università degli Studi di Messina - i tre esemplari spiaggiati erano giovani e senza evidenti segni sul corpo di interazione con reti o imbarcazioni. È ancora da stabilire quali siano le cause della morte degli animali e solo indagini necroscopiche dettagliate seguendo protocolli internazionali potranno dirimere i dubbi, aggiunge Greenpeace. "È preoccupante aver trovato, a una prima analisi macroscopica, della plastica nello stomaco di due dei tre animali spiaggiati. A conferma che tale inquinamento è abbondante sul fondo del mare e colpisce per lo più animali giovani", dichiara Sandro Mazzariol, professore di Anatomia Patologica Veterinaria dell'Università di Padova e coordinatore del Cetaceans' strandings Emergency Response Team.