Cronaca di Redazione , 28/10/2020 12:24

Vespa e la Regione accusano Crisanti

Nuovo capitolo della polemica tra Francesca Russo e Andrea Crisanti sulla gestione del Coronavirus in Veneto. Lo rivela Bruno Vespa nel suo nuovo libro dal titolo: "Perché l’Italia amò Mussolini (e come è sopravvissuta alla dittatura del virus)".

Lo scrive il Corriere.it:

"Zaia contro Crisanti. O meglio: la Regione Veneto che smentisce la ricostruzione del virologo apparsa sulla rivista «Nature». Poche settimane fa la direttrice della Prevenzione della Regione, Francesca Russo, ha inviato una lettera — rivelata ora da Bruno Vespa nel suo libro «Perché l’Italia amò Mussolini (e come è sopravvissuta alla dittatura del virus) in uscita da Mondadori Rai Libri — alla rivista per prendere le distanze da un articolo in cui il professore si attribuisce la paternità del primo giro di tamponi a Vo’ Euganeo, eseguito invece dall’ azienda sanitaria di Padova, per scelta del governatore, tra il 23 e il 29 febbraio. Crisanti puntualizza che questa decisione è dirimente per la strategia del Veneto contro il Covid. In altre occasioni, il virologo aveva attribuito la scelta a Zaia, ma nel suo articolo su «Nature» non ne parla. La ricerca, tra l’altro era stata finanziata in parte anche dalla Regione.

Tra la Regione e il virologo c’era già stata qualche tensione a metà febbraio con la scelta del virologo di fare test su chi rientrava dalla Cina, scelta attribuita alla comunità cinese e della quale erano all’oscuro sia né il direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, sia il direttore generale dell’ azienda padovana che unisce ospedale e università, Luciano Flor. Nelle settimane successive, in piena emergenza, c’era stato un chiarimento e la decisione di Zaia di appoggiare con 150mila euro la ricerca di Crisanti — pubblicata poi su «Nature» — a Vo’ .

Lo studio metteva in luce come non sia stata rintracciata alcuna differenza statisticamente significativa nella carica virale delle infezioni sintomatiche rispetto a quelle asintomatiche. «È un bene che Nature abbia preso tutto il tempo necessario per valutare la solidità dei dati prima di dare l’imprimatur, perché la corsa a pubblicare rischia di abbassare la qualità di molti studi», aveva commentato Crisanti.

Ecco allora la replica. Durissima.. «La pubblicazione» si legge nella lettera di Russo «ha alterato i fatti, distorcendo la realtà e mistificando quanto è accaduto a Vo’. Tutte le decisioni rilevanti su come affrontare il focolaio hanno avuto origine dall’ Ospedale di Schiavonìa, dove sono stati ricoverati i primi due pazienti residenti a Vo’ positivi per Sars-CoV-2, e sono state assunte dal Presidente della Regione del Veneto di concerto con la Direzione Prevenzione e Sanità Pubblica della Regione e con le autorità sanitarie dell’ Azienda Ulss 6 Euganea. Tutto questo è accaduto ancor prima che lo studio di Vo’ fosse concepito. Infatti, l’ effettuazione dei tamponi è iniziata dopo che l’ Ospedale era già stato evacuato e dopo che fosse disposto l’ isolamento e il lockdown del Comune di Vo’. Inoltre, il lockdown era ancora in corso al momento del secondo campionamento». E ancora: «Non corrisponde al vero che due indagini sulla popolazione residente di Vo’ sono state condotte a meno di due settimane di distanza, per indagare l’ esposizione della popolazione a Sars-CoV-2 prima e dopo il lockdown. (...) Non è vero che (...) questo studio ha guidato la strategia adottata dalla Regione del Veneto e che questa strategia di testing and tracing ha avuto un impatto notevole sul corso dell’ epidemia in Veneto rispetto alle altre regioni italiane. Il caso di Vo’ ha avuto un impatto strategico minimo sull’approccio della Regione del Veneto nell’ affrontare l’ epidemia, dal momento che conta, finora, solo 5 morti e 83 casi positivi nel comune mentre altri focolai sono simultaneamente scoppiati in comunità molto più grandi e la strategia di testing and tracing era già in atto».