Attualità di Redazione , 28/11/2020 13:29

Sindrome di Kawasaki, 149 casi in Italia

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Durante la prima ondata pandemica sono stati 53 i casi di sindrome multi-infiammatoria sistemica nei bambini - anche detta 'Kawa-Covid' - e 96 quelli da malattia di Kawasaki classica registrati in Italia, per un totale di 149, ma non c'è stato nessun decesso. Tutti i bambini osservati, inoltre, non avevano malattie pregresse, ma è possibile fossero geneticamente predisposti. Sono i dati che emergono da una ricerca promossa dal Gruppo di Studio di Reumatologia della Società italiana di Pediatria (Sip), presentato al Congresso straordinario digitale Sip e che coinvolto circa 200 pediatri in tutta Italia. Studio che verrà riaperto a breve per continuare a raccogliere dati anche nella seconda ondata perché "abbiamo notizia di casi di sindrome multi-infiammatoria sistemica che si stanno ripresentando in varie parti d'Italia", precisa uno degli autori Andrea Taddio, associato di Pediatria all'Università di Trieste. "Le forme iperinfiammatorie sistemiche - sottolinea Angelo Ravelli, direttore della Clinica Pediatrica dell'Istituto Gaslini di Genova, e tra gli autori dello studio - non sono condizioni diverse dalla malattia di Kawasaki, ma fanno parte di un unico spettro di patologia che va dalle forme meno gravi a quelle più gravi. Quando il Sars-Cov-2 con una forte carica virale colpisce soggetti con una particolare predisposizione genetica, in un'età non abitualmente colpita dalla malattia di Kawasaki, può dare delle forme molto più aggressive, dette sindromi multi-infiammatorie sistemiche o Kawa-Covid, ma che fanno parte comunque dello stesso spettro clinico".



Sono tre gli elementi emersi dallo studio che permettono di dire che c'è una correlazione tra Kawa-Covid e Sars-CoV-2. "Innanzitutto - afferma Taddio - la percentuale di pazienti positiva al virus era nettamente più alta nella popolazione con sindrome multi-infiammatoria (75%) rispetto alla popolazione affetta da Kawasaki classica (20%). Inoltre, queste forme multi-infiammatorie sistemiche si sono verificate circa un mese dopo il picco dell'epidemia, a conferma che è stata una iper risposta infiammatoria a un trigger virale. Infine, i pazienti osservati dal primo febbraio al 31 maggio erano concentrati prevalentemente in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, le regioni dove ci sono stati più casi di Covid-19". Nello specifico è emerso che la popolazione affetta da Kava-Covid rispetto a quella affetta da Kawasaki classica, presenta cinque tratti caratteristici, spiega ancora Taddio: "Un'età media più alta, intorno ai 7 anni; una maggior probabilità di aver bisogno della terapia intensiva pediatrica; maggiore necessità di sostegno ventilatorio; maggior probabilità di sintomi atipici per la Kawasaki quali quelli gastro-intestinali e polmonari; maggior probabilità di avere miocardite o insufficienza cardiaca". La maggior parte dei pazienti è stata trattata con immunoglobuline e steroidi, ma alcuni di questi hanno avuto bisogno di un trattamento con inibitore dell'interleuchina.



L'infezione da Sars-Cov-2 nei bambini è per lo più senza sintomi ma, qualora questi si presentino, è la febbre il segnale d'esordio frequente. Si verifica infatti nell'81,9% dei casi, seguita da tosse (38%), rinite (20,8%) e diarrea (16%). A evidenziarlo sono i risultati di uno studio condotto dalla Società Italiana di Pediatria e dalla Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (Sitip) in oltre 50 dei principali Centri infettivologici italiani. E' stato presentato in occasione del Congresso straordinario digitale della Sip e da cui emerge anche come gli adolescenti abbiano invece sintomi più simili a quelli degli adulti. "Il campione ha raccolto 759 pazienti, di cui il 20% sotto l'anno di vita ed è, ad oggi, il più dettagliato studio europeo sui casi pediatrici di infezione da Covid-19", sottolinea il presidente Sitip, Guido Castelli Gattinara. L'indagine ha messo in evidenza come l'età influenzi il decorso del Covid-19 anche nella popolazione pediatrica.



Mentre i bambini sotto l'anno presentano più frequentemente tosse e rinite, i ragazzi in età adolescenziale e preadolescenziale hanno sintomi più tipici dell'adulto: alterazioni del gusto e dell'olfatto, vomito, mal di testa e dolore toracico", spiegano Silvia Garazzino e Luca Pierantoni, vicepresidente e consigliere Sitip. I bambini piccoli si infettano quindi spesso senza conseguenze ma più a rischio sono quelli che hanno già una patologia cronica, così come accade in adulti e anziani. Quanto alla ragione per cui i bambini si ammalano di meno, le ipotesi, tutte possibili ma ancora da verificare, sono una migliore risposta immunitaria, magari per il maggior stimolo delle altre infezioni virali frequenti nell'infanzia o per le tante vaccinazioni, e la minore espressione di recettori ACE-2.