Politica di Redazione , 06/01/2021 13:31

"Dopo i sanitari, vacciniamo i ragazzi"

Vaccinare i ragazzi è prioritario per il Pd (foto ROMAIT)

"I giovani dai 16 ai 19 anni devono essere considerati una priorità nelle vaccinazioni. Immediatamente dopo gli operatori sanitari e gli anziani nelle Rsa e con multimorbilità, sarebbe doveroso inserire i ragazzi delle superiori e il personale che opera in queste scuole". La presa di posizione è del capogruppo del PD in Consiglio regionale del Veneto, Giacomo Possamai, assieme ai consiglieri dem Vanessa Camani, Francesca Zottis, Andrea Zanoni, Anna Maria Bigon e Jonatan Montanariello.

"Le chiusure delle scuole superiori, decise da alcune Regioni fino a fine gennaio e il rinvio delle aperture a livello nazionale alla prossima settimana, ci obbligano ad una riflessione profonda. Soprattutto considerando le incognite, legate alle curve dei contagi, che incombono sul prosieguo delle attività scolastiche nei prossimi mesi. La questione è ancora più delicata in Veneto, dove la decisione di chiudere le scuole superiori fino al 31 gennaio testimonia come la situazione sia particolarmente grave e le prospettive di rientro ancora più incerte".

Secondo i consiglieri PD "stiamo facendo un danno irreparabile ad una generazione intera, che da un anno ormai è chiusa in casa e segue le lezioni davanti ad un pc. Metterli in coda nelle vaccinazioni significa condannarli a perdere almeno l’intero anno scolastico. Solo per dare alcuni numeri: gli over 65 in Italia sono 14 milioni, gli studenti delle superiori poco più di 2 milioni e mezzo. In realtà quelli che si possono vaccinare sono di meno perché il vaccino può essere somministrato solo sopra i 16 anni: quindi parliamo di meno di 2 milioni di persone".

"Vacciniamoli dunque subito - dice Possamai nell’avanzare la proposta - appena sarà terminata la prima fase con i sanitari e gli anziani delle case di riposo e con multimorbilità, mandiamoli a scuola senza rischi e senza interruzioni fino alla fine dell’anno. C’è un problema educativo enorme, che non possiamo ignorare. Loro non parlano, perché non hanno voce nel dibattito pubblico italiano, ma basta incontrare uno qualsiasi di queste ragazze e di questi ragazzi per capire che non ce la fanno più e che stanno perdendo giorno dopo giorno un pezzo di vita che non ritornerà. Sarebbe un messaggio straordinario se le istituzioni che guidano il nostro Paese decidessero di fare questa scelta: finalmente daremmo l’idea che ci interessa davvero del destino dei ragazzi e delle ragazze che costruiranno l’Italia di domani".